Il Progetto

Giovanni Pico della Mirandola è uno dei più noti e studiati autore del Rinascimento italiano.

Uno stimolo decisivo alla conoscenza di questo autore è stato fornito dai lavori fondamentali di Eugenio Garin, Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento dal 1979 al 1988. In primo luogo, grazie alla sua pionieristica monografia del 1937 e, in secondo luogo, per la pubblicazione di buona parte delle opere pichiane, con il testo originale e la traduzione italiana a fronte, in tre volumi editi tra il 1942 e il 1956 presso Vallecchi (poi riedita da Aragno). A detta dello stesso Garin, l’edizione – che apriva la serie “Edizione Nazionale dei Classici del Pensiero Italiano” – nasceva sotto «condizioni eccezionali che hanno reso sempre difficile e talora impossibile la consultazione di manoscritti e stampe rare», come recita l’Avvertenza al primo tomo delle Disputationes, redatta a Firenze nel dicembre 1943, nel pieno della Seconda guerra mondiale. Ai tre volumi pubblicati da Garin, se ne sarebbe dovuto aggiungere un quarto, che doveva contenere la rassegna delle edizioni e dei manoscritti delle opere di Pico, nonché l’edizione degli inediti e dell’epistolario. Ma non vide mai la luce.

Per tali ragioni, l’edizione curata da Garin, con tutti i suoi grandi meriti, appare distante dagli standard di completezza e rigore che oggi si richiedono a un’edizione filologicamente accurata. Il testo pubblicato da Garin, infatti, tiene in conto sporadicamente delle testimonianze manoscritte, dato che si fonda essenzialmente sulle prime edizioni a stampa, tra cui quella del 1496, pubblicata postuma con diverse alterazioni e ritocchi dal nipote di Pico, Giovan Francesco; o quella basileese del 1557.

Negli ultimi anni si sono però accresciuti vistosamente i contributi critici su Giovanni Pico, e si sono andati chiarendo molti aspetti che rimanevano ancora in ombra: si pensi, ad esempio, all’edizione della biblioteca cabbalistica del Mirandolano, frutto delle traduzioni di Flavio Mitridate, valorizzate da qualche anno a questa parte dal progetto di ricerca diretto da Giulio Busi con la collaborazione dell’Istituto nazionale di studi sul Rinascimento; oppure agli studi dedicati al network di intellettuali ebrei che lo hanno aiutato e stimolato (Elia del Medigo, Yohanan Alemanno). Tuttavia si assiste al paradosso, comune sì ad altri umanisti italiani, ma ancora più grave nel caso di un’icona del Rinascimento come Giovanni Pico, della scarsità di edizioni complete e accurate delle sue opere, con alcune significative eccezioni (tra cui l’edizione del Discorso sulla dignità dell’uomo, a cura di Francesco Bausi; il Dell’ente e dell’uno, a cura di R. Ebgi con la collaborazione di F. Bacchelli; l’Apologia, a cura di P. E. Fornaciari).

Come stato giustamente osservato, «il “colosso” della bibliografia pichiana poggia sui “piedi d’argilla” di un’imperfetta e incompleta conoscenza dei testi del Mirandolano».

Data la situazione brevemente descritta, risulta la necessità di una nuova edizione delle opere di Giovanni Pico della Mirandola, che, tenendo conto delle recenti pubblicazioni, proponga un testo e una traduzione affidabile dei testi pichiani, editi con criteri editoriali unificati e coerenti. Essi, inoltre, dovranno essere accompagnati da un esaustivo apparato critico e delle fonti, e da un commento che renda conto dell’ingente lavoro esegetico e critico che pur vi è stato nel corso degli ultimi settant’anni.

Menu